Civita
- Çifti (CS)
CENNI STORICI
Non lontano da Frascineto ed Ejanina troviamo Civita, uno plendido paese
posto in uno scenario quasi fiabesco su un altopiano a strapiombo sulle
strettissime gole del fiume Raganello, definito giustamente uno dei
paesaggi più belli della Calabria. Gli albanesi popolarono Civita
intorno al 1468 il preesistente borgo medievale "Castrum Sancti Salvatoris,
distrutto nel terremoto del 1456. Il paese fu sotto la giurisdizione
dei Sanseverino di Bisignano. Passò poi ai Campilongo; nel 1610
il casale venne acquistato da Tiberio d'Urso ed infine passò
ai Serra di Cassano. Nel 1807, dopo l'eversione della feudalità,
fu università nel governo di Cassano Jonio. Tra i personaggi
più illustri ricordiamo: Gennaro Placco (18254896), poeta ed
eroe del Risorgimento; Serafino Basta, scrittore; Costantino Mortati,
costituzionalista e deputato alla Costituente.
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TRADIZIONI
POPOLARI
Il folclore di Civita è ricco di elementi religiosi e storici.
Vale la pena assistere ai riti della Settimana Santa (Java e Madhe).
Suggestive sono le "kalimere" (canti augurali in lingua albanese, che
rievocano la passione e la morte di Cristo) e la cerimonia che si svolge
all'alba della Domenica di Pasqua, che rappresenta l'entrata nel Tempio
del Cristo trionfante. Ma l'attenzione del turista è rivolta
soprattutto al Martedì di Pasqua, quando viene intrecciata la
"vallja'; danza o ridda cadenzata
eseguita con canti corali da giovani e meno giovani che rievocano le
vittorie di Skanderbeg contro i turchi. La "vallja",
guidata da due porta-bandiere nei punti estremi della fila, compie fantasiose
evoluzioni e con improvvisi spostamenti avvolgenti imprigiona qualcuno
che assiste al suo passaggio, meglio se lëtir (italiano), e la
sua liberazione si ottiene dopo aver offerto (al bar) il proprio riscatto.
E' consuetudine nei primi tre giorni di Maggio, accendere nei vari rioni
dei falò (kaminet) e per l'occasione vengono intonati vjershë
(canti tradizionali) spontanei. La Madonna del Rosario e San Biagio
sono i patroni del paese con messa celebrata secondo il rito greco-bizantino
albanese.
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COSA C'È DA VEDERE
Oltre alle vallje, il turista è attratto dalle superbe montagne
rocciose e dallo spettacolo suggestivo del "canvon" del Raganello. Si
consiglia una passeggiata per il centro storico dove emergono i vari
comignoli che simboleggiano lo status sociale della famiglia. L'itinerario
continua con la visita alla gola del Raganello dalla contrada Masello;
l'escursione verso la "Fagora" e le vette del massiccio del Pollino.
Si può visitare, inoltre, la chiesa e il campanile di Santa Maria
Assunta con architettura di tipo basilicale e decorazioni del tardo
barocco; le cappelle della Consolazione e di Sant'Antonio del XVI secolo.
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