Cervicati - Cervikati (CS)

CENNI STORICI
Il Paese è situato nella media valle del Crati e parte del versante interno della catena paolana. Scarse sono al momento, le notizie storiche. Sembra che su un colle, "Castrocucco", sia sorto il paese verso il 969 ed abbia avuto il nome di "Cervicati" dal gran numero di cervi che erano nella zona ("Cervicati" da "Cervi capti"). Dopo la morte di Skanderbeg, tra il 1468 e il 1506, Cervicati accolse una colonia di profughi albanesi, assumendone col tempo usi e costumi, tuttora evidenti, ma non la lingua. Feudatari che governavano il paese furono i Sanseverino di Bisignano, gli Spinelli di Fuscaldo, i Caschi, i Sersole di Cerisano, i Maiorana ed infine i Guzolini, i quali nel 1651 vi incardinarono il titolo di "Barone". Nel 1929 Cervicati veniva considerato frazione di S.Marco Argentano, ma nel 1937, per interessamento del Vescovo Domenico Petroni, originario di Cervicati, riacquistò l'autonomia. A Cervicati nacquero, tra gli altri, Pasquale Rebecchi, scrittore di medicina nel sec. XIX; Giacomo Greco e don Pasquale Viola, che parteciparono ai moti risorgimentali.

 

TRADIZIONI POPOLARI
Alcuni usi molto antichi, testimoni di una civiltà contadina improntata al rispetto reciproco e alla ricerca di forti legami di solidarietà, stanno purtroppo scomparendo. Tra questi, i "motrima'; i "vulama", (sorellanza e fratellanza). Simpaticissima la consuetudine di inviare, opportunamente preparato su una tavoletta forata, un bel mazzo di fiori ("u ramagliettu") posto in un vassoio e coperto da un fazzoletto di seta, agli amici e renderlo strumento di più forti legami. Oggi è molto sentita e rinnovata la tradizione della "vallja" (ridda) che si esegue di solito nei giorni di Carnevale con grande afflusso di pubblico. Le donne indossano il costume tradizionale albanese. Nei primi due giorni vengono usati di velluto o altra stoffa non pregiata. L'ultimo giorno il vestito di gaia, in seta laminata e raso gallonato in oro.

COSA C'È DA VEDERE
Una prima suggestione turistica è offerta dal paese nel suo complesso, abbardicato su uno di tre colli (che figurano insieme ad un cervo, anche sullo stemma del Comune). Il centro storico è costituito da un agglomerato di case semplici, addossate le une alle altre arricchito da vicoli e piazzette caratteristiche, mentre in posizione dominante, sta il "palazzo del Barone", costruzione settecentesca dall'architettura essenziale e rigorosa. In esso sono custoditi preziosi documenti delle epoche passate (codici, armi, ecc.) e si conserva la stanza (con scrittoio, poltrona) dove soggiornò Francesco De Sanctis. La chiesa, un'antica cappella votiva, con campanile e orologio, risale al 1600 e contiene opere d'arte, tra cui dei dipinti parientali, un organo a canne ed un crocifisso di scuola napoletana. Caratteristici i portali di varie case, con stemmi tufacei.

Acquaformosa Ejanina Mongrassano S.Giacomo di Cerzeto
Caraffa di Catanzaro Falconara Albanese Pallagorio S.Giorgio Albanese
Carfizzi Farneta Plataci S.Martino di Finita
Castroregio Firmo S.Basile S.Nicola dell'Alto
Cavallerizzo Frascineto S.Benedetto Ullano S.Sofia d'Epiro
Cervicati Lungro S.Caterina Albanese Spezzano Albanese
Cerzeto Macchia Albanese S.Cosmo Albanese Vaccarizzo Albanese
Civita Marri S.Demetrio Corone Vena di Maida