IL VESTIARIO TRADIZIONALE

Parimenti alla lingua e al rito, il costume tradizionale per gli Arbëreshë ha avuto una funzione sociale rilevante, conservando gelosamente nel tempo un uso costante e diffuso della propria specificità etnica. La persistenza di alcuni elementi che non hanno subito fusioni o sovrapposizioni si può cogliere anche dall'abbigliamento tradizionale che a tutt'oggi sopravvive. Le comunità arbëreshe d’Italia impiegano sempre lo stesso tipo di vestiario femminile: gonna lunga a pieghe larghe o plissettata con pieghe fittissime coha; un tipo di corsetto stretto e aderente alle maniche che si chiama, xhipun; una lunga camicia, linjë, ornata in molti casi ai lati da ricchi merletti. Lo studio della classificazione dei costumi arbëreshë si è basato sulla suddivisione dei tipi di abbigliamento tenendo conto soprattutto del livello della loro estensione nella forma delle vesti.

Abito a due gonne strette, contenute in fittissime pieghe dalla cinta in giù ed un corto giacchettino le cui maniche sono lunghe e aderenti alla linea delle braccia.

Il vestiario che comprende le comunità albanofone della Pre-Sila Arbëreshe (S.Sofia d’Epiro, S.Demetrio Corone, S.Cosmo Albanese, Vaccarizzo Albanese, S.Giorgio Albanese, Spezzano Albanese), e del Pollino Sud-occidentale (Firmo, Lungro, Acquaformosa) ha assunto in queste zone il più alto grado di sviluppo e presenta una varietà di costumi distinti in tre tipi fondamentali: quello di gala, quello di mezzafesta a quello giornaliero. La caratteristica delle fogge del vestire tradizionale di gala e festivo è l’uso di due gonne, con fittissime pieghe plissettate. Confezionata con un taglio molto complicato e esigente nell’arte della cucitura per poterle dare la larghezza e l’ondulazione voluta, la gonna scende aderente sino alla fine del corpo e si apre a raggio su un circolo perfetto.

Il costume di gala presenta una tipologia omogenea per tutte le comunità di questa area: una lunga gonna di raso, sutana razi, che si indossa sotto la coha, generalmente di colore rosso, amaranto o azzurro con il lembo bordato di un ampio gallone dorato. E’ una gonna in seta laminata in oro, rossa o fuxia (a Firmo, Lungro e Acquaformosa la "kamizolla" ha il gallone argentato). La sopragonna, coha, che si sovrappone a questa è di seta pura a lamine d’oro con bordo ornato da gallone d’oro o d’argento. Il colore della "coha" che prevale presso le comunità della Sila Greca è il rosa, può essere anche verde, azzurra e viola. A Firmo, Lungro e Acquaformosa, solitamente è azzurra. Quanto viene indossata, la parte superiore di essa si alza ed è trattenuta al centro per permettere così di vedere l’esecuzione artistica della gonna inferiore (Sila Greca), oppure ripiegata in alto a forma di conchiglia con un rigonfiamento sul dietro, fucka, poggiante sul braccio destro e si apre sul davanti a ventaglio (Firmo, Lungro, Acquaformosa). Il corpetto, xhipuni llastër o xhipuni llambadhor, in tutte le comunità in oggetto è in lamè dorato uguale al colore della coha, con lembi gallonati in oro e con larghe fasce di galloni d’oro in direzione delle spalle. Le maniche presentano motivi floreali eseguiti in filo d’oro. La 'camicia lunga', nella parte superiore all’altezza del petto è ricamata con filo di seta bianco. Il costume di mezzafesta dell’area della Sila Greca, kostumi i dit, ha una gonna di raso, sutana razit, di colore rosso porpora, con gallone d’oro che si indossa sopra la sottoveste e una gonna di seta grezza, colore amaranto, verde o rosso con al lembo una striscia di seta, colore verde, rosso o azzurro, sutana me pedhan, oppure con gallone dorato. Il corpetto, xhipuni kastori, è in raso setato, color nero con strisce di gallone dorato sulle spalle e con ricami intorno alle maniche. La camicia lunga viene tutta ricamata al petto e ai polsi a intaglio, punto pieno e punto giorno con filo di cotone bianco. Presso le comunità del Pollino per i giorni festivi viene indossata solo la "kamizolla", me fashën e rgjëndë, una gonna rossa con il bordo d’argento, lunga fino alle caviglie e una giacchettina in raso color nero ricamata nella parte posteriore e nei polsi con filo di cotone bianco.

 

L’abito tradizionale per l’uso quotidiano nell’area della Sila Greca, pur conservando la stessa tipologia delle altre fogge, si differenzia soprattutto per i tessuti meno pregiati. Ha una gonna di cotone, sutana pupagjeli me rriç, dello stesso colore del papavero oppure amaranto, ornata ai lembi da una balza arricciata dello stesso tessuto della gonna. Il giacchettino, xhipun xuav, è in velluto o seta color nero senza ricami e senza applicazioni di galloni ma solo con fittissime arricciature sui polsi e sui lembi. Ha lembi arrotondati e più corti, rispetto ad altri modelli. Le comunità del Pollino Sud-occidentale utilizzano un corpetto sempre nero in raso decorato con cordone bianco e una gonna rossa con ai lembi una striscia di raso color verde.

 

Il costume di lutto della Sila Greca ha una gonna nera, identica nella forma a quella del costume giornaliero, sutana razi; un corpetto di velluto nero con arricciatura tutt’intorno, xhipun xuav, e un busto nero, indossato sopra la linja. Quando muore il marito, la donna indossa il costume per l’uso quotidiano, rialzata sul davanti. Presso le comunità del Pollino Sud-occidentale la donna in lutto indossa una gonna, kamizolla, di cotone rosso, una seconda gonna, coha, verde in raso o di damasco verde e un corpetto di cotone nero. La vedova si vestiva tutta in nero. In questa area è presente anche l’abito delle ragazze in attesa di marito "kandushi" composto da una gonna rossa, kamizolla, e un corpetto nero con ricami bianchi.

 

Abito a due gonne con fitte pieghe nella parte posteriore della"Kamizolla" e meno pieghe sul retro della "Coha", con giacchettino corto e aderente al corpo.

Presso le comunità Albanesi di Frascineto, Ejanina, Civita e San Basile, la gonna dell’abito di gala, kamizolla, di raso in seta, presenta plissettature fittissime solo nella parte posteriore e la coha, indossata dopo la kamizolla, rialzata sul davanti, ha meno pieghe sul retro. A differenza di altre comunità è presente nelle fogge del vestire tradizionale di questa zona, la skola, una tipica cravatta che si pone sulla scollatura della lunga camicia, linja, incrociata all’altezza del busto. I colori dominanti della kamizolla, sono il rosa, il ciclamino e il rosso; per la coha, il blu. Il corpetto, xhipuni llastri, di seta laminata in oro presenta due tonalità di colore: l’azzurro e il violetto.
Il costume di mezzafesta si differenzia dal costume di gala per la qualità dei tessuti e per alcune sue particolarità, pur mantenendo la stessa foggia dell’abito di gala. La gonna è confezionata sempre in seta grezza, kamizolla me kukultat, o in lana pettinata, kamizolla kastori, con al bordo applicate due strisce di raso verde o semplicemente una sola larga striscia. A Civita si riscontra invece la kamizolla me talunë, simile a quella di Frascineto ed Eianina. Si può riscontrare anche la kamizolla me tren, ossia la gonna bordata nella parte inferiore da fili di oro intrecciati. Il colore della gonna è il rosso o il violetto. Altro elemento che differisce dall’abito di gala è la sottogonna, sutanieli, indossata sopra la linja:, di cotone bianco bordato in pizzo in quello nuziale; di cotone a quadrettini nell’abito di mezzafesta. Il corpetto o bollerino presente in questo costume è in lana pettinata, xhipuni kastori, di colore nero, ornato da gallone d’oro ai polsi, sul retro e sul davanti.
In queste comunità, il costume tradizionale giornaliero non viene indossato. Da quanto è a nostra conoscenza esso era composto da una gonna identica nella forma alle altre descritte e si discostava solo per i materiali meno pregiati che erano cotone d'estate, lana d'inverno. Il colore della gonna, coha për nga ditë, era marrone o nero; quello del corpetto in cotone, era pure di colore nero, bordato ai polsi da altre stoffe in contrasto.
La foggia del vestire di lutto aveva come colore dominante il nero, sia per la gonna che per il corpetto. Sulla camicia lunga, linja, in segno di lutto veniva applicata una striscia di tessuto nero. Anche per la cultura albanese, dunque, il nero è segno di lutto.

 

 

Abito con l’impiego di un’unica gonna a pieghe larghe con busto e giacchettino aderenti alla linea del corpo (variante: a San Benedetto Ullano l’abito di gala presenta due gonne a colori diversi e pieghe pieghe).

L’abbigliamento delle comunità albanesi dislocate nella media valle del Crati e fino all’Esaro, presenta una tipologia uniforme e omogenea nelle tinte e nella forma delle vesti. La gonna del costume di gala, coha o sutana, arricciata in vita, con lo stesso procedimento usato nelle altre zone (Pollino, Sila Greca), scende fino ai lembi a pieghe molto larghe. Caratteristica di questa area è l’uso di indossare un corpetto interno sopra la camicia lunga, kamizolla o busti, specie di busto che serve a sorreggere i seni e tenere stretta la vita. C'è poi un corpetto esterno, xhipuni o betija, aderente alla linea del corpo e stretto sulle maniche. Il tessuto usato per questa foggia è il raso in lamè dorato con tinta verde oppure blu. La camicia lunga, con scollatura a "V", non è intorniata dal solito merletto come in altre zone. Fanno eccezione le due comunità di San Benedetto Ullano e Santa Caterina Albanese, dove viene applicato alla linja, un pizzo lavorato all’uncinetto.

L’abito di gala presenta una sottogonna, sutacoha, solo nel costume tradizionale di San Benedetto Ullano, mentre nelle altre comunità la sutana sostituisce la "coha" decaduta da più tempo.

L’abito festivo, uguale nella forma delle vesti a quello di gala, si differenzia soprattutto per la qualità dei tessuti che sono di raso, di castoro o di velluto, e per la varietà dei colori.

Il costume di uso quotidiano, invece, impiega per la confezione dei vari elementi tessuto di cotone o di lana e tal forma di vestire si allarga nel costume di lutto con tinte nere

 

Abito con gonna a larghe pieghe e strisce apposte in senso orizzontale con corpetto aderente (variante: a Plataci, Castroregio e Farneta, l’abito presenta una gonna a fittissime pieghe).

L’abito di gala delle comunità in oggetto presenta una gonna a larghe pieghe, kamizolla me fashet, raccolte ed arricciate in vita. Anteriormente non si esegue la pieghettatura, perché viene posto il grembiulino, vandera. La singolarità di questo abito è nel numero di strisce di seta gialle e bianche, opposte in senso orizzontale sulla gonna, indice dello status sociale della donna. Viene indossato la prima volta dopo le nozze e rimarrà d’ora in poi l’abbigliamento principale. Il vestito della donna nubile, presenta una gonna rossa a larghe pieghe, kamizolla me kliç, ornata sul bordo da tessuto di raso verde o blu e un corpetto in velluto rosso, bordato sul dietro da galloni. La camicia lunga, linja, è abbellita da pizzi. L’abito nuziale, kamizolla nusesë, ha una gonna di raso blu o verde, o damascata e bordata sull’orlo. Alla vita viene legata la vandera, un grembiule e il brezi, specie di cintura che incrociata sul davanti si allunga ai lati. La foggia del vestire quotidiano ha una gonna rossa a pieghe, con grembiule celeste e un gilet di velluto rosso. La camicia lunga presenta due arricciature sul merletto. Il corpetto è in tessuto di raso o laminato, ricamato in oro e argento; la camicia presenta tre pizzi intorno alla scollatura.

 

A Plataci il costume di gala, pur essendo simile a quello di Castroregio, nel tempo ha perso la "coha" (sottana), ornata di galloni dorati. Attualmente la tipologia delle fogge del vestire festivo, presenta una gonna, kamizolla me galun i drapit, lunga e sfasata al fondo, con fitte plissettature, eseguita un tempo con filo di ginestra o di lana nei colori, rosso corallo o bordeaux. Al posto del gallone dorato, la gonna ha nella bordatura una striscia di raso con ricamati motivi floreali, kamizolla me talunë treni. Il corpetto di organza, xhipuni llambadhori, con maniche decorate e polsini ornati da un gallone dorato, nella parte posteriore è ornato da tre larghe fasce dorate che ricoprono quasi interamente le spalle. La camicia lunga, nella scollatura ha un merletto ricamato in tulle, mbërlleti misulinit. Da notare qualche raro esemplare del secondo abito festivo, che ha una gonna di lana color marrone, bordata con fettucce e ricamata tutt’intorno a motivi floreali celesti e un corpetto in raso fiorato bordato con gallone. Alla gonna è attaccato un grembiule, vandile rigamartur, color celeste, ricamato a intaglio con fiori anche nel taschino.

L’abito di uso giornaliero ha una gonna in cotone, sutanieli, alla quale viene sovrapposto un grembiule a quadratini pure in cotone e un corpetto nero bordato nella parte posteriore da passamanerie con motivi ornamentali semplici, color bianco.

 

Abito con veste che forma corpo unico con il busto, a vita alta , e maniche corte infilate sul braccio, collegate alle bretelle del corpetto. Le pieghe, increspate nel busto, diventano larghe e profonde dai fianchi in giù (variante: a Caraffa e Vena l’abito presenta ampie e lunghe maniche

Un' attenzione particolare meritano le fogge del vestire tradizionale delle comunità albanofone del Catanzarese e del Crotonese. Singolare è il caso del costume festivo di Caraffa e Vena che richiama nella tipologia i moduli originari. L’ampiezza e la lunghezza delle maniche ricamate a motivi vari, di tipo prettamente orientale lo fa discostare dagli altri costumi della zona che risentono a nostro avviso dell’influsso dei paesi limitrofi e si presentano con linee semplici e con pochi ornamenti. Caratteristica del costume di Caraffa e Vena è la presenza del corpetto (specie di gilet rigido) attaccato alla gonna e ricamato in oro. Il tessuto usato per confezionare la gonna era il raso damascato, con preziosi ricami nella parte bassa che ripetono gli stessi motivi geometrici e floreali del corpino. Tra gli elementi più caratteristici, ricordiamo la keza, una sorta di berretto a punte rialzate che ripete gli stessi motivi ornamentali del corpino.

 
A Carfizzi, Pallagorio e San Nicola dell’Alto nel costume da festa è presente una gonna ricca di pieghe sulla vita che scende a campana e accompagna il corpetto. Il prolungamento anteriore della gonna è assicurato da due bretelle che partono sul davanti, per poi fondersi in un’unica bretella nella parte posteriore. La stoffa per confezionare la gonna e il suo prolungamento (corpetto) era di raso damascato nero e in alcuni casi grigio a motivi floreali. Singolare è il copricapo, nabsa, costituito da un pezzo di lino a forma rettangolare che viene modellato mediante la piegatura verticale e fissato al capo con l’ausilio di uno spillone.