Il Contesto Storico

Persecuzione Ebrei
Notte dei cristalli
Perlasca
Lista di Schindler
Ragazzi di via Panisperna
Esperimenti nei campi di concentramento
Scienza e tecnica in guerra

Scienza e tecnica negli anni della Seconda Guerra Mondiale
Nel periodo del secondo conflitto mondiale, la ricerca tecnologica è finalizzata allo sviluppo di nuove armi sempre più micidiali che saranno utilizzate alla fine della guerra: la più celebre tra queste è la bomba atomica, capace di sfruttare l’energia nucleare. Da notare che l’intenzione degli scienziati non era quella di adoperare un simile ordigno, ma di utilizzarlo esclusivamente per “spaventare i nemici”.
Negli U.S.A., in pochi anni, un folto gruppo di ricercatori e tecnici, tra i quali l’italiano Enrico Fermi, trasferitosi in America nel 1939 perché sua moglie era ebrea, ottenne nella ricerca successi fulminei fino alla costruzione di un reattore nucleare e, nei tre anni successivi, alla progettazione, alla costruzione, all’entrata in funzione e allo sgancio delle prime bombe atomiche: a Hiroshima (6 agosto 1945) e a Nagasaki. La bomba scoppiata su Hiroshima, chiamata bomba A, causò immediatamente oltre 150.000 vittime, più le centinaia di migliaia di persone morte per gli effetti delle radiazioni negli anni successivi. Subito dopo la guerra, gli scienziati cominciarono a progettare un’arma che superasse i limiti alle distruzioni apportate dalla prima atomica. Ci riuscirono realizzando la “funzione nucleare” di due isotopi dell’idrogeno; era nata la bomba H o all’idrogeno appunto, che fece sembrare rudimentale anche la temibile bomba A. Ma naturalmente questi ricercatori si adoperarono per usare la fissione nucleare per scopi civili oltre che militari.
In alcuni Paesi sono state costruite delle centrali nucleari e il processo di fissione viene controllato in modo che invece dell’esplosione vi sia una continua produzione di energia che poi, dopo una serie di trasformazioni, diviene energia elettrica che viene distribuita agli utenti. Nonostante ciò, esistono dei problemi legati alla presenza di centrali nucleari sul territorio, che vanno dall’inquinamento provocato dalle scorie difficili da smaltire al problema della sicurezza, temi che hanno indotto alcuni Paesi, a far decidere ai propri cittadini se ci fosse o no la volontà di sfruttare il nucleare. In Italia, per esempio, con un referendum si è voluto fermare le centrali, rimettendoci economicamente ma certo non sul piano della vivibilità dell’ambiente che ci circonda.