Situata
sulla costa del vibonese, lungo la via che da Vibo Marina porta a Tropea,
Bivona vanta un antico e glorioso passato. Al tempo dei romani era infatti
uno dei più importanti approdi della Calabria: da qui partiva il legname
per Capo Miseno, dove sorgevano i cantieri che costruivano la flotta romana.
Ma dal 1060, con l'arrivo dei Saraceni, il centro subì una repentina
e definitiva decadenza.
Il nome Bivona o Bibona è la deformazione del latino Vibo, affermatasi in epoca medievale. La città romana, quasi scomparsa nel periodo medievale, fu rifondata per volere di Federico II nel 1240 e fu chiamata Monteleone. Oggi la zona costiera conserva il nome medievale mentre il centro ha recuperato nel 1928 l'antico nome latino di Vibo Valentia.
Nel territorio di Bivona, vicino alla nuova zona industriale, si trovano i ruderi del castello. Oggi essi appaiono discosti dal litorale perché la linea costiera si è allontanata di alcune centinaia di metri ma in origine la costruzione doveva trovarsi molto più vicino alla spiaggia, come prova il fatto che sulle sua mura erano infissi gli anelli per le gomene delle navi.
Non abbiamo dati precisi sulla fondazione del castello, anche se si ritiene che esso sia stato edificato dagli Aragonesi nei primi del '400. Da un documento del 1490 della cancelleria aragonese si può desumere che fosse sede di un castellano e di una guarnigione dipendenti dalla corte. Esso, inoltre, è menzionato, con Reggio, Crotone e Pizzo, tra le fortificazioni da restaurare tra il 1490 e il 1491.
Dal
punto di vista architettonico, il castello presenta pianta rettangolare con
torri cilindriche angolari. All'interno si trovava una costruzione rettangolare
a due piani in parte ancora visibile. Nel muro di cortina in direzione nord-ovest
era presente una apertura a feritoia cui furono successivamente aggiunte due
aperture più ampie mentre le altre mura presentano aperture molto strombate
ad intervalli regolari. Nella torre sud si sono ben conservate alcune tipiche
aperture adibite al duplice uso di arciere e balestriere mentre il muro di
nord-est mostra ancora l'antica merlatura, del tutto rovinata nel resto del
castello.
Per tutto il '400 il castello venne utilizzato come costruzione fortificata. All'inizio del '500 divenne proprietà dei Pignatelli.
In epoca medievale il luogo era un centro agricolo ed industriale per la massiccia coltivazione della canna da zucchero. Del resto in tutta la Calabria, viste le condizioni estremamente disagiate delle strade interne, le industrie dello zucchero erano situate vicino alla costa. Bivona infatti era nota per il suo porto, la tonnara ed il fondaco con il commercio del sale.
Nel
'600 la maggior parte delle coltivazioni e delle imprese di trasformazione
della canna da zucchero si trovavano lungo le coste tirreniche. In particolare
Diamante, Belvedere, dove fu impiantata dai Sanseverino, e Briatico
mostrano come tale coltivazione fosse per lo più annessa al vicino
castello. Infatti l'impresa veniva spesso insediata in una struttura fortificata
poiché, visto il notevole valore economico della merce, si preferiva
produrla in strutture predisposte alla difesa.
Il castello di Bivona fu ristrutturato dai Pignatelli allo scopo di adattarlo a tale produzione e probabilmente la sopraelevazione dell'edificio interno, del tutto differente per tipo e dimensione delle aperture da una struttura fortificata, era funzionale a quest'attività.
Se i terreni coltivati a canna da zucchero erano di proprietà della Badia di Mileto, l'impresa, insediata nel castello, apparteneva al duca di Monteleone. Era lui a fornire gli affittuari dei locali, dei macchinari e di tutto ciò che era necessario alla produzione (compresi gli utensili, gli animali e l'acqua). Così, per poter provvedere anche al terreno ed alle piante, era egli stesso affittuario della Badia. Ma già dal 1619 questa attività cominciava a decadere se il marchese di Cerchiara decise di trasferire tutte le attività a Briatico. L'affitto del castello di Bivona continuò ancora per decenni pur se con rendite sempre inferiori, finché, nel 1680, il castello venne del tutto abbandonato ed i terreni adibiti ad altri usi. Infatti, in quel periodo le imprese dello zucchero scomparvero per la concorrenza delle rotte atlantiche.